Una simbiosi non proprio così innocente tra le bufaghe e gli erbivori
Bufaga becco rosso (Buphagus erythrorynchus) su zebra
LE ZECCHE succhiano il sangue degli animali causando anemia e trasmettendo malattie, come la borreliosi, per cui la nostra romantica visione della relazione bufaghe-mammiferi è che gli uccelli aiutano i grandi ungulati nella rimozione di questi pericolosi ectoparassiti, ricevendo cibo in cambio. Diversi ricercatori hanno esaminato il contenuto dello stomaco delle bufaghe, stimando che una singola bufaga possa mangiare circa 100 zecche adulte al giorno (e circa 1000 zecche in stadio di ninfa).
Le bufaghe avvisano anche i loro ospiti del pericolo e dell’avvicinarsi di un predatore. Comunque, proprio come la storia tra gli uomini e gli uccelli indicatori (honeyguide), non è tutto così semplice.
Quando il vantaggio della rimozione delle zecche è misurato (gli impala con le bufaghe hanno pochissime zecche e perdono meno tempo nella propria toelettatura), l’impatto della riapertura delle ferite è difficile da quantificare. Se fosse tutto rose e fiori, ci aspetteremmo infatti che i mammiferi accogliessero le bufaghe con piacere, ma così non è.
Osservazioni sul campo riguardanti le interazioni tra bufaghe e alcuni ungulati nel Parco Nazionale di Nakuru hanno rivelato infatti che specifici ospiti cercano spesso di cacciarle via. Questo implica un repertorio di comportamenti noto come comportamento di resistenza, e spesso ne consegue un cambiamento di posizione sul corpo dell’ospite o l’allontanamento. Il bufalo cafro, l’ospite usato più di frequente, svolge una minima resistenza. Anche l’antilope d’acqua o waterbuck è un ospite popolare, ma esibisce una resistenza vigorosa. Anche l’impala, la terza specie ospite più diffusa, fa resistenza ma permette un numero più alto di bufaghe sul suo corpo.
Fonti: safariguiding.com