Le piante in savana che sentono la pioggia…
Quando finalmente arriva la pioggia e la savana si veste di verde è uno dei momenti più affascinanti del bush.
Gli uccellini diventano gioiosi e nuova erba fresca appare in pochissimi giorni.
Ma come tutti sappiamo, il momento esatto di questi eventi puo’ cambiare di anno in anno.
Infatti ultimamente è sempre più visibile l’impatto dei cambiamenti climatici qui in Africa.
Ma nonostante questo, sembra che la natura riesca a destreggiarsi al meglio, almeno dal punto di vista della flora.
30
OTTOBRE 2020
Flora
Precipitazioni
Evoluzione
La crescita dell’erba risponde direttamente alle precipitazioni , o al limite all’umidità del terreno.
E’ un’ovvietà, ma se le piogge sono in ritardo, l’erba rimane secca, se le piogge arrivano prima, l’erba diventa verde prima.
Ma…. Come lo sa?
A tutti gli effetti l’erba sembra decisamente morta fino a quando qualcosa le dice che il terreno è umido ed è arrivato il tempo di crescere di nuovo.
Infatti l’umidità del terreno è in diretto contatto con le radici o i semi dell’erba e quando l’umidità viene assorbita, il ciclo riprende.
Altri processi sono più difficili da comprendere, e uno che mi affascina molto è il verde brillante che si nota, prima delle piogge, nelle foreste di Miombo (Brachystegia), Commiphora e Combretum, in mezzo alla più totale desolazione e aridità della savana.
E questo non capita poco prima delle precipitazioni, ma addirittura diverse settimane prima.
Come e perché queste piante si comportano così?
Intanto ricordiamoci che gli arbusti e le piante che formano la boscaglia in savana sono decidui (perdono le foglie) perché durante la stagione secca le loro foglie perderebbero troppa acqua a causa dell’evaporazione, portando la pianta alla morte.
Troverai infatti piante sempreverdi in savana specialmente lungo i fiumi.
Ma perché, proprio quando l’approvvigionamento d’acqua è al minimo, alcune specie di piante “scelgono” di utilizzare e dar fondo alle loro ultime riserve d’acqua per far spuntare le foglie prima che le piogge arrivino? E non poco prima, ma svariate settimane antecedenti le piogge?
Una cosa che sappiamo e che sicuramente ci aiuta a capire è che una volta che le foglie sono spuntate la pianta “si spegne” di nuovo fino alle prossime e tanto agognate precipitazioni.
Sì, hanno le foglie, ma non fanno ancora la fotosintesi e non respirano (perchè anche le piante respirano, come noi!) : sono praticamente in letargo.
Ma poi, quando le piogge arrivano veramente, queste piante sono attive in 24 ore.
E un altro indizio viene dal fatto che c’è un flusso notevole di nutrienti (in particolare azoto) associato con le prime piogge, che diminuisce rapidamente nei giorni successivi.
Ecco che c’è un enorme vantaggio ad essere pronti a ricevere le prime piogge.
Esistono altre specie di alberi che non sono pronti e che passeranno questi primi giorni impegnati a far crescere le foglie, perdendosi di fatto il momento più nutriente.
Nel primo caso, la pianta è in grado di ridurre talmente i costi di produzione delle foglie da far sì che i benefici possano superarli (e chiaramente, così è, altrimenti queste piante non sarebbero sopravvissute).
Un altro fatto che ci conferma questa teoria è che alcune leguminose, come le acacie, non fanno questa cosa, loro infatti rispondono all’umidità del terreno e, come sappiamo, non hanno mai carenza di azoto, diversamente dalle altre specie di piante della savana.
Ma allora ci chiediamo , perché queste piante si inverdiscono tanto prima del tempo?
Perché allora non aspettare , per esempio, una settimana prima delle piogge, di modo da minimizzare ancora di più i costi, aumentando le probabilità di sopravvivenza?
E qui dobbiamo uscire dalle prove concrete e inoltrarci nel terreno delle speculazioni scientifiche.
Secondo molti, questo succede perché non si puo’ predire la data esatta dell’inizio delle piogge, in quanto variabile.
Se vuoi davvero sfruttare il vantaggio del primo flusso di nutrienti, bè, allora devi essere pronto il prima possibile, entro la primissima data in cui potrebbe piovere. E questo potrebbe avvenire diverse settimane dopo (come è avvenuto in effetti negli anni passati).
La successiva parte della storia che mi interessa molto è, certamente, come lo fanno!
Come fanno le piante a sapere che siamo ad ottobre e che le piogge arriveranno fra poche settimane?
Diversamente dall’erba che semplicemente percepisce l’acqua nel terreno, queste piante devono tenere traccia dei cambiamenti stagionali direttamente.
Si è studiato che le piante (e gli animali) utilizzano i cambiamenti nella lunghezza del giorno per tenere traccia delle stagioni che passano.
Dove vivo io , sulla costa del Kenya, la durata del giorno puo’ cambiare di qualche minuto, mezz’ora al massimo, nell’arco di un anno.
Sull’equatore invece parliamo di una differenza di tempo che non è assolutamente percepibile da noi, e trovo difficile credere che questa possa essere la spiegazione. Ma, incredibilmente, non ci sono studi approfonditi riguardo a questo, per cui, semplicemente non lo sappiamo.
Ci sono poi altri eventi biologici che dipendono da un preciso schema stagionale, come i milioni di uccelli migratori che passano mesi qui, per esempio da dicembre a marzo, per poi dirigersi verso nord per accoppiarsi.
Anche in questo caso però non sappiamo esattamente quali siano i segnali che gli uccelli utilizzano e perché, per esempio, alcune specie sembrano arrivare piuttosto tardi in alcuni anni. Alcuni segnali comunque suggeriscono che siano stimolati dal clima e dai suoi effetti sulla disponibilità di cibo.
Ma direi che per oggi abbiamo già detto tanto , per cui ne riparleremo e approfondiremo la prossima volta… 😉
Un caro saluto a tutti quelli che ci leggono e che trovano interessanti i nostri post! Grazie!!